Aperitivo ebbasta

Happy Hour fa tanto american.
Apericena sa di surrogato di qualcos'altro.
No, grazie.

 

Ha una sua specificità.
È un momento più informale del pasto, più facile, magari più veloce.
Ma non per questo meno curato e meno gustoso.

Fuori dalle mode, noi cerchiamo di recuperarne il significato migliore, quello goloso e quello corroborante.
Continuiamo ad amarlo e a proporlo.
E soprattutto continuiamo a chiamarlo aperitivo.

 

origini

L'aperitivo ha origini antiche. Un suo "antenato" era già consumato nella Roma antica: il mulsum, a base di vino e miele,
offerto all'inizio del pranzo romano insieme alla "gustatio", la portata degli antipasti.
Il mulsum migliore era ottenuto dal mosto derivante dal non completo schiacciamento di uve vendemmiate in giornate secche.
Tre parti di vino, una parte di miele. Dopo accurata agitazione la miscela veniva chiusa in un vaso, lasciata a riposo per almeno un mese per essere poi filtrata e posta di nuovo a riposare.
Oltre che come bevanda, il mulsum era utilizzato come "medicina", consumato anche caldo contro i dolori di stomaco o come corroborante.

In senso moderno, l'aperitivo è nato a Torino più di 200 anni fa, quando il sig. Carpano inventò il "vermut", vino bianco arricchito con un infuso di più di 30 erbe e spezie.

Esportato in tutta Italia e in buona parte d'Europa e poi del mondo, l'aperitivo, accompagnato da stuzzichini, ha cambiato spesso volto e nome diventando, negli ultimi decenni, una moda non di rado costosa oppure un sostituto del pasto a prezzo più contenuto, spesso a scapito della qualità.

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